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Progetti

Concerti

I concerti attualmente in tour. Spaziano da repertori d’autore (Incudine, Kaballà e altri) a progetti ispirati alla tradizione, alle mie composizioni.
Canti Briganti

CANTI BRIGANTI

Mario Incudine, Eugenio Bennato

Ci sono figure che la storia ufficiale non ci racconterebbe mai.
Storie che sono diventate leggende, leggende che si sono fatte storia da tramandare oralmente. Cè tutta una letteratura minore che ha fatto la storia ufficiale e che è stata determinante per gli eventi più importanti soprattutto tra l’ottocento ed il novecento.
Il fenomeno del brigantaggio fu la risposta violenta alla politica sbagliata del governo post unitario.
Dopo l’unità d’Italia vi fu un rigetto nei confronti del governo da parte della povera gente del meridione che affida al canto e alla tradizione orale, la narrazione di queste storie.
Al brigantaggio è legata la ancora attuale “questione meridionale”. Il repertorio dei canti e dei cunti che raccontano queste figure controverse e affascinanti, è ricco di preziose sfumature poetiche e letterarie.
Il canto di Brigante se more, la fotografia di Ninco Nanco, il sorriso di Michelina Di Cesare.
Eugenio Bennato affronta la tematica del brigantaggio sin dai primi passi con i Musicanova. Il disco Brigante se more, del 1981, diviene rapidamente la colonna sonora dell’epopea dei briganti del meridione: Vulesse addeventare nu brigante, Juzzella, le battaglie dei combattenti di Calabria e Basilicata. Con Carlo D’Angiò al suo fianco nella scrittura e composizione, Eugenio Bennato riscrive la storia della resistenza ai padroni Savoia, l’epopea dei “perdenti” che la narrazione dei vincitori ha sempre tenuto nascosta e silente. Il percorso prosegue oggi con le storie che Eugenio continua a scrivere, i ritmi di contrabbando che partono dal sud del mondo e risuonano nelle piazze di tutt’Italia.

Carmine Crocco, Ninco Nanco, Giuseppe Musolino fino a Salvatore Giuliano ci raccontano vite borden line, per conoscere ancora meglio una faccia della storia aspra e affascinante immersa nel suono di una musica senza tempo cadenzata dal ritmo dell’ottava rima. Mario Incudine dal canto suo ripercorre invece l’epopea garibaldina, l’entusiasmo iniziale, il sogno risorgimentale tradito e la storia delle due grandi guerre che culminano nella liberazione dell’Italia dai fascisti ad opera dei partigiani. Storie di uomini, sindacalisti, soldati e padri di famiglia che hanno lottato per una Italia migliore, storie di “poeti ignoti” che hanno saputo interpretare il sentimento di una Italia che ha cambiato faccia sotto la voce è la dignità di chi ha voluto scrivere il futuro. Un concertato di cunti e ballate a due voci che riunisce l’idioma del regno delle due Sicilia.

interpretato da Eugenio Bennato e Mario Incudine.

Con:
Mario Incudine: voce e chitarra
Eugenio Bennato:
voce, chitarra battente e mandola
Antonio Vasta:
pianoforte e fisarmonica
Ezio Lambiase: chitarra
Sonia Totaro: voce
Manfredi Tumminello: chitarre e bouzuki
Pino Ricosta: percussioni e basso

Produzione: A.S.C. Production Arte Spettacolo Cultura Srl , Sponda Sud srl

Canzoni Scordate

CANZONI SCORDATE

Mario Incudine

In un momento di piena globalizzazione culturale, di musica commerciale e facilmente commerciabile, Mario Incudine propone uno spettacolo intimo, lieve e poetico che attinge alla musica tradizionale per proiettarsi in uno spettacolo moderno in cui la radice della tradizione siciliana si fa viva e ricca di spunti creativi.

È “Canzoni scordate”, un viaggio musicale emotivo che parte dalle canzoni tradizionali, le serenate, i riti della Settimana santa, i canti dei migranti, quelli di lavoro e le novene che Incudine fa risuonare in chiave contemporanea con arrangiamenti minimalisti che esaltano la vocalità e la profonda musicalità e comunicabilità della lingua siciliana.

Il repertorio è composto da canzoni “scordate” nelle miniere, nei campi di grano della Sicilia dei primi del Novecento, nelle sedi dei sindacati dei lavoratori, nelle chiese di campagna. Sono canzoni “scordate” anche nel senso musicale del termine, poco accordate, di quelle suonate dai barbieri, dai contadini, da musicanti improvvisati, da cantori poco intonati, ma che conservano tutta l’anima della Sicilia, terra di migranti verso il Belgio di Marcinelle, verso il Nuovomondo, di sindacalisti uccisi dalla mafia, di Turiddu Carnevali e Placido Rizzotto, dei poeti Ignazio Buttitta e Ciccio Busacca. E ci sono pure le canzoni “scordate” di Incudine, quelle scritte, incise e mai eseguite dal vivo, assegnate a tracce nascoste dei cd e che aspettavano l’occasione giusta per essere riscoperte.

Ne viene fuori un concerto di teatro-canzone, dove Incudine canta e racconta, narra e improvvisa aneddoti, dialoga con il pubblico su una scena a luci basse, lontano dal suo abituale sound dirompente che ha conquistato le piazze, e che adesso cala la voce sussurrando all’orecchio dello spettatore per portarlo dentro i vicoli della Sicilia di ieri e di oggi.

Con:
Mario Incudine:
voce e chitarra
Antonio Vasta: fisarmonica, organetto, zampogna e pianoforte
Manfredi Tumminello: chitarre e bouzuki
Pino Ricosta: basso
Francesco Bongiorno: batteria

Produzione: ASC Production

D'acqua e di rosi

D’ACQUA E DI ROSI

Mario Incudine

Dall’ultimo progetto discografico uscito nell’estate del 2018 nasce un tour live per piazze e teatri che porta lo stesso nome dell’ album, una romantica suite, una lunga lettera d’amore, una appassionata serenata tutta in lingua siciliana: D’acqua e di rosi.

Oltre i brani contenuti negli album precedenti quali Italia talìa, Anime migranti, Abballalaluna e Terra, nel nuovo tour di Incudine il tema principale è l’amore e l’amore vissuto dalle donne siciliane. Perché, come spiega lo stesso cantautore “di acqua e di rose sono fatte le donne siciliane: acqua di mare, insaporita dal sale, rose profumate, difese dalle spine. Ogni donna porta con sé un suono: legno vibrante che fa serenate la notte, metallo temprato che scalda ogni cibo, vento di scirocco che corteggia gli scogli, pietra calcarea che custodisce i fiori, melodia antica che fa nascere la passione”. Oltre ai nuovi brani D’acqua e di rosi (una pizzica rock), inediti sono anche la romanza Donnafugata e la ballad Zorath Ariha (che è il nome di una rosa che vive nei deserti maghrebini). Da padrone la fanno successi rodati come Di cchi culuri è, Canticu, Sempri ccà, Tenimi l’occhi aperti, Vuccuzza di ciuri (fortunata reinterpretazione in siciliano di Bocca di rosa di Fabrizio De Andrè), Due di notte, Akila, Italia Talia, Lassa e Passa, Tammurriata d’amuri, Quasi luna piena, Li culura, L’ultimu vespru e Mio Fratello ultimo successo interpretato con Biagio Antonacci, che lo ha visto presente nei concerti del tour Dediche e Manie nel 2018.

Di acqua e di rose sono fatte le donne siciliane: acqua di mare, insaporita dal sale; rose profumate,
difese dalle spine. Ogni donna porta con sè un suono: legno vibrante che fa serenate la notte,
metallo temprato che scalda ogni cibo, vento di scirocco che corteggia gli scogli, pietra calcarea che
custodisce i fiori, melodia antica che fa nascere la passione”.

Con:
Mario Incudine:
voce e chitarra
Antonio Vasta: fisarmonica, organetto, zampogna e pianoforte
Manfredi Tumminello: chitarre e bouzuki
Pino Ricosta: basso
Francesco Bongiorno: batteria

Produzione: ASC production

E scinniu la notti...

E scinniu la notti…

Viaggio nelle pastorali e nei repertori del natale in Sicilia

Mario Incudine, Antonio Vasta

Natale: il mistero si perpetua ogni anno. Le strade, le case, le chiese si illuminano di nuova luce. Scende la notte più bella, parole e note scendono tra la gente, il suono della zampogna riecheggia assieme a quello dei mandolini per le vie dei paesi grandi e piccoli della Sicilia dove, ogni anno, il mistero dell’Incarnazione ritrova nuovo slancio, regala emozioni e si fa storia, preghiera, musica, spettacolo, racconto.

“E scinniu la notti” è il viaggio di Maria e Giuseppe verso la grotta della nascita di Gesù Bambino. È la voce di tutti i pastori, dei testimoni oculari di quella notte gloriosa che parlano ancora a noi uomini del XXI Secolo, e “cuntano” in lingua siciliana il mistero, lo stupore. I cuori si inteneriscono davanti al Bambinello in fasce e ogni popolo sembra fondersi in un’unica grande preghiera accordandosi sulle parole: “E susi pasturi nun dormiri cchiù, lu vivi ch’è natu u bamminu Gesù”.

Una musica senza tempo dove i mandolini si fondono con i bouzuki greci, le tammorre dialogano con il suono inconfondibile della zampogna e le voci vengono accompagnate dalle corde della chitarra battente.

Questo spettacolo ripropone il fascino del Natale attraverso una musica popolare che non può e non deve essere dimenticata, assieme agli antichi “cunti” recuperati dalla viva voce degli anziani e riproposti in chiave moderna dallo straordinario “cuntastorie” Mario Incudine.

Genere: recital con canti e musiche natalizie
Durata: 1h e 20’

Con:
Mario Incudine: voce e chitarra
Antonio Vasta: fisarmonica, organetto e zampogna

Produzione: ASC Production

Grande Sud

Grande Sud

Mario Incudine, Peppe Servillo, Eugenio Bennato

Il “Grande Sud” che portano sul palco Eugenio Bennato, Mario Incudine e Peppe Servillo è un forte messaggio musicale di apertura e solidarietà alle culture sulbarterne, particolarmente emarginate nel tempo della globalizzazione imperante.
La forza trainante del concerto è il ritmo viscerale delle regioni meridionali, che in questo spettacolo, unico nel suo genere, riunisce le “Due Sicilie” sotto la bandiera della musica.
Ma l’altra peculiarità è la capacità dei tre interpreti di alternarsi sulla scena e di fondersi in una coralità, spesso estemporanea, che rende ogni performance unica ed irripetibile.

Interpretato da Mario Incudine, Peppe Servillo, Eugenio Bennato.

– Eugenio Bennato
Fonda negli anni Settanta la Nuova Compagnia di Canto Popolare, e successivamente Musica Nova. Negli anni Novanta dà avvio, con Taranta Power, ad un movimento che impone la musica etnica italiana nella rete
internazionale della World Music. Oltre a composizioni diventate hit del mondo popolare, quali Brigante se more, Che il Mediterraneo sia, Grande sud, Ninco Nanco, scrive numerose colonne sonore per il cinema ed il teatro e compie tour in tutto il mondo.

– Peppe Servillo
È cantante, attore, compositore e sceneggiatore.
Autodidatta, debutta negli anni Ottanta con la Piccola Orchestra Avion Travel con cui, nel 2000, vince il Festival di Sanremo con la canzone “Sentimento”.
Scrive canzoni per alcune delle più importanti voci femminili della musica italiana, come Fiorella Mannoia e Patty Pravo, è anche autore di colonne sonore, attore cinematografico e teatrale.

– Mario Incudine
È considerato dalla critica italiana l’interprete di “un modo nuovo di cantare la Sicilia fra il cantastorie e il cantautore”, è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana.
E’ autore e regista teatrale, ed è partecipe del successo del brano di Biagio Antonacci che li vede protagonisti con i fratelli Rosario e Beppe Fiorello.
Poliedrico artista-cantastorie, riesce a far confluire la passione per musica con quella per il teatro e la scrittura portando la sua arte made in Sicily in giro per il mondo.
In ambito musicale è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana.

Con:
Mario Incudine: voce e chitarra
Peppe Servillo:
voce
Eugenio Bennato: voce, chitarra battente, mandola
Ezio Lambiase: chitarre
Sonia Todaro: voce e danza
Antonio Vasta: fisarmonica, organetto, zampogna e pianoforte
Manfredi Tumminello: chitarre e bouzuki
Pino Ricosta: basso
Francesco Bongiorno: batteria

Produzione: ASC production

Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria

Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria

KABALLÀ, ANTONIO VASTA

Lo spettacolo dell’eclettico musicista siciliano Pippo Kaballà accompagnato dal pianista e fisarmonicista Antonio Vasta rappresenta una contaminazione fra note, parole e suggestioni visive. Un modo singolare di coniugare musica colta e popolare, poesia e letteratura, cinema e teatro. Un lavoro che espande i confini del concerto verso altri territori artistici, raccontando anche attraverso l’uso del dialetto una Sicilia sempre protagonista, prepotente, dolce, aspra e sapiente. Tra le sue canzoni riarrangiate da Antonio Vasta in modo essenziale e raffinato, che sfiorano i confini del jazz e della word music, Kaballà rilegge brani di poesia e prosa che spesso lo hanno ispirato – da Sciascia a Pirandello, da Consolo a Brancati – mentre su uno schermo scorrono immagini di grande suggestione, brani di film storici da Visconti ai Fratelli Taviani, da Straub e Huillet all’Istituto Luce, sapientemente montati da Sebastiano Gesù, critico cinematografico e docente di storia del cinema all’Università di Catania. Tutto questo per narrare di una terra, un popolo, un “modus vivendi” dove la canzone diventa presupposto per un viaggio immaginario sul filo della memoria.

Con:
Kaballà: voce
Antonio Vasta: pianoforte e fisarmonica

Video a cura di Sebastiano Gesù

Teatro

Gli spettacoli teatrali in cui sono coinvolto. Caratteristica peculiare è la forte presenza della musica dal vivo.
Parlami d'amore

Parlami d’amore

Quando la radio cantava la vita
di Costanza DiQuattro

regia Pino Strabioli

con Antonio Vasta al pianoforte e fisarmonica

produzione Centro Teatrale Bresciano

in collaborazione con ASC Production, Teatro Donnafugata

Tra il 1918 e il 1940 la produzione musicale italiana ebbe una straordinaria evoluzione. La nascita
delle radio, che divenne il mezzo principale della propaganda fascista, contribuì anche ad ampliare
il pubblico degli ascoltatori e a diffondere sensibilmente la musica all’interno delle case italiane
rendendola un “affare” comune e condiviso. Se da un lato si ramificava la musica fomentata dal
fascismo, megafono di sentimenti patriottici, famigliari e lacrimosi, dall’altro si diffondeva, in rotta
con le direttive dittatoriali, una musica d’oltreoceano, brillante e ironica. Sottobanco, come bische
clandestine, nascevano lo swing e il jazz che ben presto entrarono a far parte di una realtà italiana
che remava controcorrente attraverso la musica.
Con questo spettacolo, e attraverso alcuni dei pezzi più belli di quegli anni, va in scena non
soltanto uno spaccato di storia della musica italiana ma soprattutto uno spaccato di storia patria.
Poiché la musica, da sempre, diventa il paradigma di una nazione e di un pensiero.
L’italia canticchio vent’anni “giovinezza” ma all’alba del 45 tuonò convinta “bella ciao”.
Mario Incudine, accompagnato dal maestro Antonio Vasta, ci porta dentro questo viaggio fatto di
musica e parole, di tenerezza e di ironia, di amarcord e di aneddoti che raccontano un pezzo della
nostra storia.
Sotto la Guida di Pino Strabioli, da sempre sensibile al teatro canzone, la verve e la capacità
istrionica di Mario Incudine è al servizio di uno spettacolo che vuole essere anche un omaggio alla
canzone d’autore di quegli anni, un repertorio poco battuto, ma ricco di fascino e di bellezza, con
testi modernissimi, melodie indimenticabili e armonie ardite. Un “materiale” da riportare a galla e
da incorniciare.
Il pubblico uscirà fischiettando.

Affacciabedda

AFFACCIABEDDA

DI MARIO INCUDINE

Esistono oggi dei musicanti “moderni” che attraver­so l’uso dello stilema classico raccontano le proprie storie d’amore, riescono a incarnare lo spirito del nostro tempo affondando le radici nella tradizione, ma senza perdere la pertinenza con il mondo di oggi raccontando attraverso “nuove romanze” in rima, l’amore, anche nell’era digitale.

Ed ecco che il classico e antico format della serenata viene rivisitato in una moderna e atipica visione in cui il cantore rivolge il proprio canto d’amore ad un pubblico che, come un innamorato guarda la propria amata, e affacciato ai balconi godrà della musica e delle serenate.

Ripartire quindi dall’antico format della “serenata”, che unisce tutta Italia da Nord a Sud

Echeggia ancora nella memoria di un recente passato la voce antica di una delle tradizioni più fascinose della nostra isola. La serenata, per l’appunto, costituisce uno dei fondamenti della nostra cultura musicale.

Non vi era dichiarazione d’amore, matrimonio o fidanzamento che non prevedesse un “musicante”, debitamente assoldato dall’innamorato di turno, pronto a cantare con voce potente e grande trasporto, canzoni d’amore, sonetti, stornelli, romanze sotto i balconi, attraverso l’uso di uno stilema poetico arcaico, l’ottava siciliana, fondamento e base per tutta la poesia italiana regionale.

Ma il musicante non era un mero esecutore di un messaggio amoroso; talvolta a questo si chiedeva la composizione di un sonetto inedito, originale. Ed è in questo contesto che il musicante diventava il depositario dell’amore universale, quello che accomuna gli uomini innamorati, incapaci di raccontare la loro passione, l’attesa e la malinconia, se non attraverso la penna del poeta.

“Palazzo, bbona sera e bbona notte,
chist’ uocchie mieje non hanno durmuto ancora.
Ve so benuto a cantà, viso sereno:
ca da poco tiempo ce haggio spiso ammore.
No’ me so nnammorato de le ricchezze.
Manco le rrobbe toje me fanno gola:
so nnammurato de le tue bellezze,
il tuo parlare mi sazia e mi onora.”

La tradizione della serenata unisce tutta l’Italia. Dalla serenata veneziana a quella cantata sotto i balconi dei carruggi genovesi, dai vicoli medievali dell’Umbria ai balconi fioriti della Toscana, dagli stornelli romani della Capitale a quelli accompagnati dall’organetto del basso Lazio, fino ai mandolini di Napoli, ai tamburi del Salento, alla lira calabrese, fino alle ottave siciliane raccolte dal Pitrè o dal netino Avolio che raccontano serenate e romanze sotto i balconi barocchi iblei. Da nord a sud risuona l’amore sotto i balconi.

Ma la serenata ha anche una nobile tradizione classica.

Chopin, Shubert, Brahms, Haydn e Toselli composero serenate eterne, intrise di nostalgia e struggimento. Mozart e Rossini ne fecero meravigliose arie d’opera, inserendo la serenata tradizionale in opere liriche di grande successo come il Don Giovanni (Deh vieni alla finestra su testo di Da Ponte) o Il barbiere di Siviglia (Ecco, ridente in Cielo su testo di Sterbini) fino alla famosissima Mattinata di Leoncavallo.

Mario Incudine accompagnato dai suoi musicisti, ripercorrerà i vicoli più caratteristici della città, portando sotto i balconi i canti d’amore piu belli, che hanno fatto la storia delle serenate, in un percorso walk by step.
Uno spettacolo on the road sotto i balconi delle città più belle di Italia. Una formula di musica a domicilio che serve ai cittadini a fruire della musica per camminare in binomio con la cultura e le tradizioni.

Con:
Mario Incudine: voce, chitarra, mandolino
Antonio Vasta: pianoforte, fisarmonica, organetto
Manfredi Tumminello: chitarra classica, bouzuky
Pino Ricosta: percussioni e basso

Barbablù

Barbablù

DI COSTANZA DI QUATTRO

Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e del dell’angoscia
(Franz Kafka).

Barbablù è una favola antica, un racconto marcatamente noir i cui contorni rosso sangue attraggono e ripugnano al contempo. È una favola vera, immersa fra castelli incantati e chiavette magiche, amori infiniti e amori tragicamente distrutti. In un posto senza spazio, in un tempo che non c’è, Barbablù si racconta a noi attraverso un delirio surreale di lucida follia. Diverso da quello che la letteratura ci ha propinato negli anni, questo Barbablù si apre e si confida, racconta di essere stato e di continuare ad essere. Lui, nella sua essenza di uomo, di bambino ferito, di amante frustrato, di figlio non amato. Lui, uomo del suo tempo per ogni tempo. Eterno insoddisfatto, cruento assassino, instancabile amante. Un intenso monologo che racconta la storia del cattivo per eccellenza, i setti amori vissuti, le sette vite distrutte fino all’ultima, l’unica per la quale valeva la pena fermarsi. E non solo alla favola si attiene il racconto. La verità permea l’andamento dello spettacolo; la verità storiografica di un personaggio realmente esistito il cui nome echeggia ancora nel mondo sotto il ricordo fantastico di Barbablù.

Con:
Mario Incudine: voce
Antonio Vasta:
pianoforte, fisarmonica, organetto, concertina, guitarele, zampogna, glockenspiel

I baci sono definitivi

I baci sono definitivi

DI Pietrangelo Buttafuoco

Ogni giorno Pietrangelo Buttafuoco – col suo zaino  da pendolare, con il suo ufficio sulle spalle
– lascia  la luce e scende nel buio della metropolitana.  Entra nel vagone e si ritrova dentro un
incantesimo. Ruba le storie della vita dei pendolari e ne fa cunto.  Tutte le mattine il viaggio
sotterraneo gli regala una nota per il suo quaderno: incontri straordinari, storie d’innamorati,
struggenti malìe, canzoni, dediche  ed epiche vissute tra i sedili, i corrimani, le scale mobili e i
nodi delle stazioni della metropolitana.  Reticoli che si dipanano poi nel groviglio seducente di
transiti ferroviari, navigazioni, viaggi in automobile o passeggiate lungo strade di un mondo
svelato agli occhi dell’immaginazione. Esercizi di osservazione destinati al taccuino, messe in
scena che diventano preghiere, realtà strappate alle quotidianità per svelare la verità della
poesia. Tutto si mostra in un solo istante per durare poi un’eternità.

Musiche originali di Mario Incudine.

Con:
Pietrangelo Buttafuoco:  voce recitante
Mario Incudine: voce e chitarra
Antonio Vasta: pianoforte e fisarmonica

I mille del ponte

I mille del ponte

DI MASSIMILIANO LUSSANA

Un racconto “a stazioni” dei lavoratori che hanno costruito il nuovo ponte di Genova, dopo il crollo del Morandi, l’Italia migliore che riscatta l’Italia peggiore.

Il tutto declinato con la formula del teatro canzone.

Dai saldatori a Renzo Piano, dagli ingegneri all’ultimo addetto al serraggio, l’uomo che ha avvitato l’ultimo bullone.

Un omaggio ai lavoratori e alla genialità italiana che ritrova nel nuovo ponte una cattedrale rinascimentale 4.0.

Momenti commoventi e lacrime si alternano a risate irrefrenabili in un viaggio che parte dall’omaggio ai lavoratori del Ponte, attraversa professioni particolari come quella dei notai, che hanno fatto il record del mondo di atti per evitare gli espropri delle case sotto il Ponte, passa attraverso il racconto del “Ponte di luce” e tecnologico con canzoni che vanno da Goldrake a Occhi di gatto.

E poi, sempre con la musica che racconta e emoziona, il racconto di cos’è Genova e di cosa sono i genovesi, città e cittadini fatti di mille campanili che si incontrano e si ritrovano nel loro modo migliore solo nelle disgrazie.

E ancora un viaggio in Sicilia, in un territorio spesso dimenticato da Roma che promette in continuazione, ma che dà pochissimo in realtà e il ponte che non c’è sullo stretto come metafora di tutto questo.

Per tornare alle vittime del Morandi e del Covid in un finale emozionante e dolcissimo sulle note de “La storia” di Francesco De Gregori, un racconto che fotografa l’Italia degli ultimi tre anni in un crescendo di commozione che ha conquistato tutte le platee d’Italia che hanno visto lo spettacolo, da Nervi a Morgantina a Genova.

Lo spettacolo si propone di raccontare un’eccellenza italiana, la capacità di costruire un Ponte in tempi record e di toccare il cielo dopo aver toccato il fondo, il punto più basso che un Paese può raggiungere: un Ponte che crolla.

Una narrazione in musica cucita dalla trama di canzoni storiche del canzoniere italiano e più specificatamente genovese.

Diretto ed interpretato da Mario Incudine.
Regia di Alessio Pizzech.

Con:
Antonio Vasta: pianoforte e fisarmonica
Pino Ricosta: contrabbasso e basso elettrico
Francesco Bongiorno: batteria e percussioni

Produzione: ASC Produzioni

Ma sì...dai

MA Sì…dai

Analisi antropologica sul fallimento dell’animale maschio

Di Maurizio Marchetti e Tony Canto

Un sabato, di buona mattina, due maturi signori si incontrano in un giardinetto pubblico. Si tratta di due artisti falliti che, in quella che è la loro” ora d’aria” (come la chiamano a mo’ di carcerati), si conoscono, si confrontano, rievocano momenti del loro passato e del loro presente, sempre senza mai perdere di vista il predominio della creatura femminile da cui deriva in parte, ma solo in parte, il loro fallimento. Il confronto li porterà a ripercorrere brani poetici e musicali ed episodi tutti basati sull’inseguimento di un’anelata felicità rappresentata da una donna forse mai esistita. Ciò non impedisce ai nostri due personaggi di confrontarsi con tormentata leggerezza sulla nostra difficile attualità, dal femminicidio (“mi domando perché non si è ucciso prima lui, così almeno avrebbe primeggiato in qualcosa…”), alla crisi del cinema e del teatro italiano, passando attraverso la difficoltà dei giovani a trovare una loro collocazione nella società odierna, tra “workshop” e “fashion design” … Tony Maria e Maurizio Cateno (così si chiamano i due) si raccontano, confrontano le proprie vicende familiari e sentimentali, scoprendo man mano una solidarietà maschile che forse sfocerà in un’imprevista amicizia. Sviscerando, senza darsi alcuna scusa o giustificazione, tutti i limiti dell’”animale maschio”, che vive di complessi, menzogne ed ipocrisie, vittima di un’educazione che lo spinge a diventare la personificazione dell’incapace (per loro il maschio “non è vittima ma carnefice”) arrivano con amara rassegnazione alla conclusione che l’unica convivenza possibile per vivere meglio sarebbe tra persone dello stesso sesso. Attualità, misoginia e crudeltà fisiche e mentali spruzzate con un abbondante pizzico di umorismo, condito di ironia ed autoironia.

Di e con Maurizio Marchetti e Tony Canto
Regia: Maurizio Marchetti
Regista collaboratore: Laura Giacobbe
Musiche originali Tony Canto

Con:
Simona Vita: pianoforte
Antonio Vasta: fisarmonica
Gianluca Scorziello: percussioni
Massimo Pino: basso

Costumi: Cinzia Preitano
Disegno luci: Stefano Barbagallo
Foto: Giuseppe Contarini FotoinScena
Grafica: Angie Russo
Ufficio stampa: Marta Cutugno
Produzione: Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri

Mimì Da Sud a Sud

MIMI’ DA SUD A SUD

SULLE NOTE DI DOMENICO MODUGNO

DI SABRINA PETYX

Un viaggio. Da Sud a Sud. Sulle note delle canzoni di Domenico Modugno, quelle legate alla Sicilia, a una terra che lui ha adottato perché, come gli disse Frank Sinatra: “Fingiti siciliano! La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!

Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare. Le aspirazioni di un uomo del Sud chiamato Mimì ma che potrebbe avere mille nomi diversi, una storia fatta da mille storie, che si incrocia con quella del suo interprete scorrendo su linee parallele che, sovvertendo ogni regola, si incontrano in uno spettacolo in cui Mario Incudine e Domenico Modugno ci raccontano un mondo che cambia, che lotta, che sogna, che sfida convenzioni e stereotipi.

Mimì siamo noi. Ogni giorno che passa. Noi di ieri. Noi di oggi. Noi di domani. Noi che desideriamo volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare.

Regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino.
Disegno Luci: Giuseppe Cutino
Costumi: Daniela Cernigliaro
Testi: Sabrina Petyx

Con:
Mario Incudine: cantante e attore
Antonio Vasta: pianoforte e fisarmonica
Manfredi Tumminello: chitarre e bouzuki
Pino Ricosta: contrabbasso

Produzione: ASC production

Odissea: un racconto mediterraneo – il ciclope (canto ix)

ODISSEA: UN RACCONTO MEDITERRANEO – IL CICLOPE (CANTO IX)

DI MARIO INCUDINE

Odissea: un racconto mediterraneo restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne ed ossa di fronte a noi, le pagine dell’Odissea che dagli anni della scuola abbiamo letto in silenzio.
L’Odissea è la prima fiction a episodi. Questa è una delle sue forze. I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore che può conoscere o ignorare gli episodi precedenti.
Odissea: un racconto mediterraneo è una rotta, la rotta di Odisseo, ed è la rotta che unisce le sponde del mediterraneo da Est a Ovest da Nord a Sud.
L’Odissea è un arco che scavalca le epoche. È la classicità e al tempo stesso la modernità, inventa il flash back tremila anni prima del cinema americano, cala Odisseo all’Inferno duemila anni prima di Dante. Calipso oggi scolpisce in un sms il suo ultimo pensiero per Odisseo e Odisseo twitta la strage dei Proci anziché affidarla a Femio il cantore, padre di tutti gli uffici stampa del mondo. Ma la forza dell’Odissea resta immutata.
Odissea: un racconto mediterraneo è un progetto permanente, un percorso da costruire canto dopo canto scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo e quegli artisti che sappiano comunicare in modo estremamente diretto, non con la protezione del “buio in sala” ma guardando negli occhi il proprio pubblico, non proteggendosi dietro gli schermi delle belle luci o di una bella musica di sottofondo ma affrontando a mani nude la parola.

Regia di Sergio Maifredi
Musiche di Antonio Vasta

Con:
Mario Incudine: voce
Antonio Vasta: fisarmonica, organetto e zampogna

Colonne sonore

Le produzioni alle quali ho preso parte in varia veste: musicista, arrangiatore, compositore delle musiche.
Giuditta e il Monsù (2024)

Giuditta e il Monsù

Ibla, 1884. A Palazzo Chiaramonte, una notte di maggio porta con sé due nascite anziché una
soltanto. Fortunato, abbandonato davanti al portone, e Giuditta, l’ultima fimmina di quattro
sorelle. Figlia del marchese Romualdo, tutto silenzi, assenze e donne che non si contano più, e di
sua moglie Ottavia, dall’aria patibolare e la flemma altera, è proprio lei a segnare l’inizio di questa
storia. Lambendo cortili assolati e stanze in penombra, cucine vissute ed estati indolenti, ricette
tramandate e passioni ostinate, il romanzo si spinge fin dove il secolo volge, quando i genitori
invecchiano e le picciridde crescono. C’è chi va in sposa a un parente e chi a Gesù Cristo, ma c’è
pure chi l’amore, di quello che soffia sui cuori giovani, lo troverà lì dov’è sempre stato: a casa.
di Costanza DiQuattro
regia Cinzia Maccagnano
con Pietro Montandon, Luana Toscano, Alessia D’Anna, Luigi Nicotra, Ornella Brunetto
musiche Mario Incudine
costumi Riccardo Cappello
aiuto regia Marta Cirello
produzione Teatro Stabile di Catania

Antonio Vasta: arrangiamenti, programmazioni, pianoforte e fisarmonica.

Arrocco Siciliano (2024)

Arf

di Costanza di Quattro

con Blas Roca-Rey

regia di Mario Incudine

Una storia ambientata a Ibla, dove la farmacia Albanese rimane orfana di colui che da tanti anni la
amministra con riserbo monastico. A succedergli arriva, da Napoli, un giovane senza passato,
accolto da ostilità e diffidenza che piano piano si sciolgono in un cauto abbraccio. Il paese prende a
pulsare e la farmacia a rivivere.
Il giovane Antonio Fusco emerge dalle ombre del suo passato per ritrovarsi a Ibla, un paese intriso
di segreti inconfessi e desideri taciuti. Nel suo ruolo di farmacista, si inserisce in una realtà dove
ogni incontro svela un pezzo di verità nascosta. Navigando tra rimpianti e nuove amicizie, Antonio
scopre che ogni abitante di Ibla porta con sé una storia unica, contribuendo a tessere una trama
intricata di esistenze interconnesse. La sua presenza diventa un catalizzatore di rivelazioni e
cambiamenti, mettendo in luce i conflitti e le aspirazioni di una comunità che, nonostante la sua
apparente semplicità, cela una sorprendente complessità emotiva.

CREDITI
di Costanza Di Quattro
con Blas Roca Rey
voci off David Coco, Giuseppe Ferlito, Elia Nicosia, Don Giacomo Zangara
e la voce del piccolo Pietro Jacono nel ruolo di Federico
scene, musiche originali, regia Mario Incudine
luci Andrea Chiavaro
costumi Mela Rinaldi
assistente Pino Ricosta
produzione Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale | Teatro Donnafugata

Antonio Vasta: co autore delle musiche, arrangiamenti, pianoforte e fisarmonica

Un sogno a Istanbul (2024)

Un sogno a Istanbul

di Maddalena Crippa e Maximilian Nisi

Un sogno a Istanbul racconta di Max e Maša, e del loro amore.
Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo
nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maša Dizdarevi?, “occhio tartaro e femori
lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono
lontane da lei. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi.
Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. Sono i tre anni
fatidici di cui parlava La gialla cotogna di Istanbul, la canzone d’amore che Maša gli ha cantato.
Maša ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le
anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Da lì in poi comincia un’avventura che porta Max nei
luoghi magici di Maša, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione.
Dal best seller di Paolo Rumiz La cotogna di Istanbul, Alberto Bassetti trae un testo teatrale di
grande forza e suggestione, “avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco”.

Stagione
2023/2024
PROSA
di Alberto Bassetti
Liberamente tratto dal libro “La Cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz
con Maddalena Crippa e Maximilian Nisi
e con Mario Incudine, Adriano Giraldi
regia di Alessio Pizzech
scene e costumi: Andrea Stanisci
musiche originali eseguite dal vivo da Mario Incudine
disegno luci: Eva Bruno
assistente alla regia: Tommaso Garrè
produzione: La Contrada Teatro Stabile di Trieste / Arca Azzurra

Antonio Vasta: assistente alle musiche, arrangiamenti, programmazioni, pianoforte e fisarmonica.

Arf (2024)

Arf

Di Simona Cornacchia e Anna Russo

Arf è un bambino, ma non sa parlare, abbaia. Però ha un ottimo fiuto e un carattere adorabile. Nato in un paese in guerra, è stato salvato da Bianca, una cagnolina che lo ha cresciuto nel branco di randagi che vive su una collina ai margini della città. La guerra però giunge anche in quel luogo magico, il branco è disperso in una retata e Arf portato in un campo di prigionia insieme ad altri bambini.

Ma il ragazzo non conosce la cattiveria degli esseri umani e anche in quel luogo triste, trova degli amici e continua a sorridere. La serenità del bambino che sa soltanto abbaiare, fa infuriare il nevrastenico comandante del campo, che condanna Arf a una terribile fine… ma Arf è un bambino speciale e ci penseranno i suoi amici cani a salvarlo creando un grande scompiglio proprio nel giorno in cui il Dittatore viene in visita per tenere un discorso ai soldati e alla nazione. Anche lui dovrà vedersela con Arf, che rovinerà i suoi piani e riuscirà a salvare il suo branco di amici e ritrovare Bianca e la libertà, mentre scoppia la pace.

I titoli di coda animati dai disegni dell’autrice scorrono su una canzone scritta da Tony Canto (anche autore della musica) e Simone Cristicchi, che interpreta il brano.

La particolarità del progetto, animato in 2D con elementi in 3D, sta nell’idea di parlare di temi come l’amore tra bambini e animali, l’istinto materno, l’affettività ma anche la separazione, la diversità, la reclusione e soprattutto la sofferenza dei bambini durante la guerra. Tutto però visto e raccontato da un’angolazione assolutamente inconsueta: gli occhi di un canePer il produttore Paolo Rossi Pisu “è stata la prima esperienza nel campo dell’animazione ma la storia di Anna Russo e i disegni di Simona Cornacchia ci hanno conquistato fin dal primo momento per la qualità artistica e la forza del tema affrontato.

Lungometraggio in Animazione 2D
Regia: Anna Russo e Simona Cornacchia
Produzione: Genoma Films, in associazione con Margutta Studios, Showlab, Panebarco, Digitoonz, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, della Regione Lazio e del Ministero della Cultura

Uscita: 25 gennaio 2024, distribuito da Genoma Films
Durata: 75′

Musiche: Tony Canto
Antonio Vasta: Fisarmonica

La terra senza (2023)
la terra senza

La terra senza

Di Moni Ovadia

Cosa spera di ritrovare Ludovico nel suo Sud, dopo tanti anni di lontananza? Che cosa nella terra che ha abbandonato per non restare soffocato dall’omertà, dalla ragnatela di connivenze, dall’impotenza degli onesti, dalla arroganza dei disonesti?
Cosa spera di ritrovare Ludovico, riabbracciando Rosa, la sorella adottiva, la sua compagna di giochi, con cui ha condiviso le speranze della giovinezza? Speranze spezzate dalla morte violenta del loro migliore amico, Antonio il “cantastorie”, che aveva infranto la rete dei silenzi. Rosa che ha partorito un figlio, Giacomo, nato da una storia clandestina, con un giovane d’onore, morto ammazzato prima ancora di diventare padre.
Da lontano è più facile fingere d’essere indifferenti agli affetti ma, quando si ritorna, la magia dei luoghi in cui si è cresciuti, non può che emozionare e le emozioni seguono strade inattese. Le stanze dove tante cose sono successe gli parlano, così gli oggetti, il pianoforte e gli odori antichi, quelli dei vicoli, dove si affacciano gli orti che profumano di gelsomino.
Ludovico, stretto tra recriminazioni e lacerazioni, imprigionato da parole aspre e mezze verità, va verso un epilogo inatteso e forse sperato.

Regia: Moni Ovadia
Cast: Carlo Greco, Donatella Finocchiaro, Aurelio D’Amore
Sceneggiatura: dall’omonima opera teatrale di Anna Vinci
Fotografia: Roberto Lucarelli, Daniele Savi
Montaggio: Fabio Nunziata
Costumi: Elisa Salvi
Produttore: Rean Mazzone, Anna Vinci
Produzione: Ilapalma-Dreamfilm, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura
Paese: Italia
Anno: 2023

Musiche: Mario Incudine
Antonio Vasta: arrangiamenti, supervisione artistica, pianoforte e fisarmonica

Io Spero Paradiso (2023)

Io Spero Paradiso

Di Daniele Pignatelli

Nel carcere di massima sicurezza di Opera (Milano, Italia) 3 detenuti responsabili di omicidi, 2 ergastolani Ciro e Giuseppe, fine pena mai, e Cristiano, fine pena 2031, sono stati scelti fra 1300 detenuti per produrre artigianalmente, con le loro mani un tempo sporche di sangue, ostie che vengono consacrate nelle chiese di tutto il mondo, divenendo così il corpo di Cristo. Il loro sogno è consegnarle di persona nelle mani benedette del Santo Padre Papa Francesco, al quale scrivono una lettera… Una storia vera senza precedenti al mondo.

Regia di: Daniele Pignatelli
Sceneggiatura: Daniele Pignatelli
Produzione: Haibun con il sostegno di Fondazione Cariplo
Paese: Italia
Anno: 2023
Durata: 68′

Produttore esecutivo: Cesare Fracca; Silvia Blosi
Direttore di produzione: Riccardo Gaglio
Montaggio: Mattia Seregni
Musiche originali: Kaballà
Arrangiamenti e orchestrazioni: Antonio Vasta
Mixato e masterizzato da Francesco Bongiorno presso lo studio Muziekarte di Amsterdam
Edizioni Sugar Music Publishing
Chitarre: Manfredi Tumminello
Antonio Vasta: registrazioni, programmazioni e pianoforte.

Cuntami (2023)

Cùntami

DI Giovanna Taviani

Un road movie su un furgone rosso in giro per la Sicilia alla ricerca dei nuovi narratori orali che si richiamano alla grande tradizione del cunto e dei cantastorie, per raccontare l’altra Sicilia, quella che si risveglia attraverso la forza universale delle storie popolari del passato per narrare il nostro presente.

Soggetto: Giovanna Taviani.
Durata: 70 minuti
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Data di uscita: 2 settembre 2021
Produzione: Cloud 9 Film in collaborazione con Rai Cinema
Musiche: Mario Incudine
Orchestrazione degli archi del brano “Vitti na crozza”: Antonio Vasta
Antonio Vasta: fisarmonica

Famosa (2020)

FAMOSA

Di Alessandra Mortelliti

Sinossi: In un piccolo paese della provincia di Frosinone si svolge la vita di Rocco, un ragazzo prossimo ai diciotto anni incompreso e solitario con il sogno segreto di trasferirsi nella Capitale dove pensa di poter esprimere il suo lato artistico.

Produttore: Nicola Serra, Carlo Degli Esposti
Casa di Produzione: Agnus Dei Production, Rai Cinema, Solaria Film, G.B. Productions, AlberTeam Group
Distribuzione: Europictures
Durata: 89 Minuti
Paese: Italia
Genere: Drammatico

Musiche: Mario Incudine
Maestro collaboratore: Antonio Vasta
Direzione d’orchestra e supervisione partiture: Valter Sivilotti
Orchestrazione degli archi e arrangiamenti: Antonio Vasta
Programmazione e preproduzione: Antonio Vasta, Mario Incudine e Francesco Bongiorno
Musiche registrate e mixate al Sonoria Rec Studio di Scordia da Vincenzo Cavalli
L’orchestra filarmonica di Dnpro è stata registrata al teatro filarmonico di Dnpro da Fabio Ferri

Antonio Vasta: pianoforte, fisarmonica e programmazione

Nuovo cinema para-virus (2020)

NUOVO CINEMA PARA-VIRUS

di Daniele Pignatelli

In tempo di lockdown il Cinema scrive una lettera agli umani : le sale sono chiuse, i set sono bloccati e il Cinema non può più creare nuovi sogni.

Durata: 5′
Paese: Italia
Produttore: Luca Pignatelli
Anno di uscita: 2020

Musiche di Kaballà
Arrangiamenti, programmazione e preproduzione: Antonio Vasta
Antonio Vasta: pianoforte

Ci vuole un fisico (2018)

Ci vuole un fisico

Di Alessandro Tamburini

Alessandro e Anna si conoscono per caso: entrambi avrebbero un appuntamento galante ma ricevono buca. Così il destino li fa incontrare nel corso di una lunga notte costellata di risse, balli sfrenati, nuove idee.

Durata: 80 minuti
Paese: Italia
Genere: Commedia
Data di uscita: 3 maggio 2018
Sceneggiatura: Alessandro Tamburini, Ciro Zecca, Gianluca Ansanelli
Prodotto da RAI CINEMA e CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA DI ROMA
Distribuzione: CSC Production
Musiche di Tony Canto
Antonio Vasta: fisarmonica

Finestre rotte (2012)

FINESTRE ROTTE

DI STEFANO PISTOLINI

Nell’estate dei suoi sessant’anni, Francesco De Gregori per la prima volta si racconta attraverso la musica, la propria crescita, l’Italia e ciò che vede attorno a sé. La pellicola non é una biografia tradizionale ma un’istantanea del presente, mentre l’artista consuma un’altra stagione di canzoni dal vivo, tra grandi eventi e piccoli concerti.

Anno di produzione2012
Paese di produzione: Italia

Pubblicazioni

Libri, saggi e articoli.
Parlami d'amore (2024)
parlami d'amore

Parlami d’amore

Mario Incudine e Antonio Vasta

“Parlami d’amore. Quando la radio raccontava la vita” (Le Fate editore. Collana: Quaderni di Teatro).
La pubblicazione contiene il testo teatrale di Costanza Di Quattro interpretato sulle scene da Mario Incudine con Antonio Vasta per la regia di Pino Strabioli.
In allegato, l’omonimo cd con i brani dello spettacolo.

“Un racconto sentito, appassionato, di un’Italia che ci ha lasciato un patrimonio musicale prezioso e raffinato, che sgorga per linea diretta dalle Arie d’Opera del melodramma e si fa canzone. Patrimonio che ho scoperto di avere dentro le vene perché una volta in casa si cantava, si ascoltava musica. Mio nonno Saverio, sarto ma grande appassionato di musica, cantava, di giorno e a volte anche durante la notte, e io, anche grazie alla sua voce ho fatto mio un mondo musicale che non era certamente quello della mia generazione.
E’ stata una sfida interessante e gratificante riarrangiare questi brani, che nella loro forma originale hanno un vestito orchestrale, per pianoforte o per fisarmonica. Mi piace l’idea di questa pubblicazione perché da la possibilità di riassaporare le emozioni del nostro spettacolo leggendo il testo teatrale e ascoltando le canzoni contenute nel cd”. (Antonio Vasta)

Data di uscita: Aprile 2024

E scinnìu la notti (2023)
e scinniu la notti - libro

E scinnìu la notti

Mario Incudine e Antonio Vasta

E scinnìu la notti” (Editore Finisterre, collana “Nubes”). Realizzato a quattro mani con Mario Incudine, il volume racchiude interessanti contributi sul Natale in Sicilia e sul lavoro discografico di Antonio Vasta, ispirato alla tradizione musicale sul tema.
Tra gli altri, sono presenti nel volume i preziosi saggi di Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Bonanzinga, Angelo Cacciato, Padre Antonio Ruggiero e Mario Incudine. I disegni sono di Dorotea Li Causi.
Antonio racconta del suo incontro con la zampogna e di come questo abbia segnato l’inizio di un’avventura musicale che non si è mai interrotta.
In allegato, l’omonimo cd con i brani dedicati al repertorio natalizio.

“Sono felice perché questa pubblicazione restituisce una fotografia del lavoro di ricerca e di riproposta del patrimonio musicale tradizionale siciliano legato al Natale che insieme a Mario Incudine portiamo avanti da ormai più di vent’anni“. (Antonio Vasta)

 

Data di uscita: novembre 2023

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